Alessandro Barbano, condirettore del CorSport, ha parlato del Napoli e del suo ritorno in campo in Serie A a “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di IlSognoNelCuore.com.

Napoli, Barbano: “Sono convinto che ha giocato bene nelle amichevoli affrontate ed avrà un impatto importante in Serie A”

Giudizio sul periodo di preparazione del Napoli durante la sosta? “Spalletti ha previsto gli appesantimenti dei calciatori, ma d’altra parte il campionato è lungo e bisogna resistere sino a giugno. L’incognita sarà questa pausa, ma sono convinto che il Napoli abbia giocato bene nelle amichevoli affrontate ed avrà un impatto importante in Serie A, soprattutto per il numero esiguo dei propri calciatori, i quali sono stati impegnati ai Mondiali. Ci auguriamo che questo possa rappresentare un vantaggio. È un punto interrogativo la gara con l’Inter, è tornato Lukaku tra le fila nerazzure”. Lautaro in difficoltà con l’Argentina? “È un calciatore discontinuo: in alcune partite è protagonista, in altre è completamente assente dal gioco.

In alcune circostanze commette degli errori gravi davanti alla porta. Il ct Scaloni gli ha preferito spesso Alvarez, un fuoriclasse straordinario, questo non è un caso. Non è un giocatore squadra, non è al centro del gioco rispetto ad altri colleghi come per esempio Osimhen. Ma anche Icardi, aveva nei limiti nello sua stessa natura. Se Dzeko, invece, è in condizione, è molto più utile rispetto a Lautaro”. Quale squadra tra Milan, Inter e Juve, può dar fastidio al Napoli? “Forse il club rossonero. La Juve, invece, si era ripresa prima della sosta, ma è in fase di transizione, ma le vicende extra-calcistiche influenzeranno i calciatori. Il Milan ha delle incompiutezze, ma tra le tre antagonista è in linea con le proprie aspettative, è una grande squadra”.

Pensieri sull’organizzazione del Mondiale? “È stata una bella Coppa del Mondo dal punto di vista sportivo, la finale è stata strepitosa. Sono arrivate all’atto finale le squadre più forti, poi il resto è altra storia. La discussione circa la collocazione temporale del torneo andava discussa in precedenza, quando si optò per questo periodo. Anche la trasmissione post-gare del Mondiale è stata piuttosto contraddittoria. Al netto di questi paradossi, credo il tema del rapporto tra democrazie e regime, riguarderà l’Italia e l’Europa nel prossimo decennio. Attorno al continente europeo ci sono attori non democratici, non possiamo alzare un muro e tendere verso un proibizionismo. Il Mondiale ha fatto emergere le contraddizioni, è scoppiato dentro ai regimi. La protesta dei calciatori iraniani e le contraddizioni emerse hanno accresciuto la dimensione di problemi già precedenti”.

Maradona, Barbano: “Era figlio di una generazione differente, figlio di un popolo privo di leadership”

Cosa ti ha spinto a scrivere la tua opera? “Ho vissuto tanto il calcio, ma i temi della giustizia sono tratti della mia esperienza esistenziale. Mi ha spinto a scrivere l’opera un incontro con un giovane siciliano, di cui il padre aveva avuto il coraggio a condannare la mafia. È stato sottoposto ad un calvario giudiziario ed è finito sotto la lente di ingrandimento di alcune Procure. Alla fine, quest’uomo sì è suicidato, non avendo alternative. Si tratta di un gesto atroce, ma l’unico per contrastare la situazione. La storia mi ha colpito, il figlio Francesco mi ha indotto a scrivere questo libro. La giustizia è diventata una macchina dell’emergenza…”.

Confronto tra Maradona e Messi? “Due grandissimi campioni, ma Diego era figlio di una generazione differente, figlio di un popolo privo di leadership. Era un profeta, percepiva la sua responsabilità. Messi, invece, è un calciatore sublime, ma non può fare la storia del mondo. Oggi l’Argentina gode del suo campione sportivo, ma non gli ha mai chiesto responsabilità storiche e rappresentanze di un popolo. Da un certo punto di vista, sorprende anche più di Maradona, il quale aveva una grande potenza muscolare. Mentre Leo non ha le stesse caratteristiche fisiche, è un fascio di nervi, che è costituito da un grande genio. Accarezza il pallone quando gioca, il senso del rapporto con la sfera è simbiotico. Nella placenta di sua madre, questo campione forse giocava già a calcio…”.

Pasquale Caldarelli

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