Gianluca Comotto, direttore sportivo ed ex calciatore, tra le altre, di Fiorentina e Torino è intervenuto a “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, per parlare del Lecce. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione de IlSognoNelCuore.com.

Comotto: “Fa sorridere parlare di squadre italiane in Champions pensando a quanti stranieri giochino nei nostri club. Per il movimento, tuttavia, riuscire a tornare a determinati livelli sarebbe un grande risultato”

In virtù delle recenti polemiche legate al tifo ed alle indagini sulle plusvalenze, quanto è importante ottenere dei risultati in campo internazionale?
“Fa sorridere parlare di squadre italiane in Champions pensando a quanti stranieri giochino nei nostri club. Per il movimento, tuttavia, riuscire a tornare a determinati livelli sarebbe un grande risultato. Va considerata quella che è una difficoltà evidente che Mancini riscontra ogni volta nelle convocazioni, segnale di una crisi emblematica del nostro calcio. Per quanto riguarda la questione plusvalenze, è il sintomo dei problemi economici dei club italiani, costretti a trovare scorciatoie per poter rientrare nei parametri finanziari”

Lecce, Comotto: “A fare la differenza è la capacità di un dirigente come Corvino. Un direttore sportivo in grado di lasciare il segno”

Lecce esempio di gestione societaria ed osservazione di talenti?
“Sono d’accordo. A fare la differenza è la capacità di un dirigente come Corvino. Un direttore sportivo in grado di lasciare il segno, anche a Firenze dove, ancora oggi si vive delle plusvalenze create dal direttore salentino. L’unico modo è quello di avere dirigenti capaci, e soprattutto coraggiosi”
Come spiega l’impatto di Kim con il nostro calcio?
“E’ un difensore che fa la differenza per intelligenza e lettura dei diversi momenti della gara. Riesce a recepire velocemente i concetti del tecnico, e questo gli consente di esprimersi al meglio”

Lecce, Comotto: “Baschirotto mi ricorda la mia carriera. Anche io sono partito da terzino, poi spostato al centro”

Cosa manca ad un giocatore come Singo per arrivare nella grande piazza?
“Singo è un giocatore ancora grezzo ma che crescendo potrà divenire oggetto dei desideri di mercato”
Giudizio sulla stagione di Baschirotto?
“Baschirotto mi ricorda la mia carriera. Anche io sono partito da terzino, poi spostato al centro. E’ partito dalla B, come me, ed arrivato tardi in A. Un calciatore dalla grande anima e concentrazione, e soprattutto dalla fisicità dirompente”
Kim è l’esempio di come, anche i calciatori, abbiano una sensibilità di cui tener conto
“Mi sembra che da quel punto di vista ci stiamo evolvendo. AI miei tempi i calciatori erano visti come esseri superiori, a cui non erano concessi momenti di difficoltà. Oggi c’è una sensibilità maggiore per tutti gli argomenti, e che ha permesso a tanti di poter fare coming out”

Comotto: “Quando sono stato in piazze importanti ho potuto assistere a quel che potremmo considerare il rovescio della medaglia. Molti calciatori, soprattutto giovani, non reggevano la pressione del pubblico”

Il calciatore può avvertire un clima di protesta e surreale silenzio che una curva può decidere?
“Quando sono stato in piazze importanti ho potuto assistere a quel che potremmo considerare il rovescio della medaglia. Molti calciatori, soprattutto giovani, non reggevano la pressione del pubblico. Io preferisco sempre la spinta del pubblico. Tuttavia, un calciatore è un professionista, ed è chiamato a dare sempre il massimo”
Crede che la problematica del razzismo sia peggiorata rispetto ai suoi tempi da calciatore?
“Credo che i problemi siano sempre gli stessi. Con la tecnologia dei nostri tempi bisognerebbe poter individuare tifosi che si macchiano di determinati atteggiamenti. Non mi viene in mente altro termine che ‘soggetti’ per indicarli, spinti soltanto dall’ignoranza. Anche i club, inoltre, dovrebbero rendersi fautori di scelte importanti e coraggiose”

Comotto: “Cerco sempre di essere da esempio. La Maratona in cui mi sono impegnato va compresa in tal senso. È una esperienza tanto bella quanto faticosa”

Cosa consiglierebbe a suo figlio, anche lui giovane calciatore?
“Cerco sempre di essere da esempio. La Maratona in cui mi sono impegnato va compresa in tal senso. È una esperienza tanto bella quanto faticosa. Vorrei insegnare, dunque, che nella vita ogni sfida va acoclta ed affrontata. È fondamentale dare sempre il massimo, soprattutto nello sport, vero fattore di aggregazione per giovani che troppo spesso si abbandonano ai social”

Francesca Pia Muscerino

 

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